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La nuova Commissione europea (“Let’s get to work! Lasst uns an die Arbeit gehen! Au travail!”)

Ci eravamo lasciati a inizio ottobre con l’annuncio dell’elezione da parte del Parlamento europeo di Ursula von der Leyen come presidente designata della prossima Commissione europea e nessuno si poteva immaginare che occorresse attendere dicembre per vederla all’opera. Quella che sembrava una formalità - l’approvazione da parte del Parlamento europeo dei vari commissari designati dalla nuova Presidente - si è infatti trasformata in un percorso ad ostacoli per il nuovo esecutivo europeo. Il Parlamento europeo, nel pieno dei suoi poteri, ha di fatto bocciato i commissari designati da Francia, Ungheria e Romania che hanno dovuto quindi proporre nuovi nomi. A fare più scalpore è stata sicuramente la bocciatura della candidata francese, Sylvie Goulard, designata da Ursula von der Leyen per l’importante portafoglio relativo al mercato interno, caduta sotto il voto a scrutinio segreto del Parlamento europeo. I quotidiani hanno commentato la notizia affermando che si trattasse più di un voto politico contro il Presidente francese Macron che di una bocciatura formale della candidata francese, ma rimane il fatto che la bocciatura ha irritato le istituzioni francesi e rallentato la formazione della nuova Commissione europea.
Una volta individuati i candidati sostituti e approvati dalle rispettive commissioni parlamentari, si è arrivati dunque al 27 novembre 2019 per il voto in seduta plenaria del Parlamento europeo che, con una netta maggioranza (461 voti favorevoli, 157 contrari e 89 astensioni), ha formalmente dato il via libera alla Commissione europea von der Leyen.

Entrata ufficialmente in carica il 1° dicembre 2019, la nuova Commissione ha dettato i suoi principali orientamenti politici e le priorità per i prossimi 5 anni:

La nuova Commissione non ha perso ulteriore tempo e si è messa subito al lavoro, presentando il Green Deal Europeo, l’ambizioso piano che descrive come rendere l'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, stimolando nel contempo l'economia, migliorando la salute e la qualità della vita delle persone, avendo cura della natura e senza lasciare indietro nessuno. Le ambizioni sono alte, come anche i costi previsti per finanziare il piano - investimenti annui pari a 260 miliardi di euro. Il Parlamento e il Consiglio europeo dovranno ora esprimersi sull’iniziativa proposta ma si preannuncia già da ora un percorso difficile, soprattutto per via degli Stati europei in cui l’industria del carbone rappresenta ancora una delle maggiori risorse in termini di PIL e posti di lavoro.

Per quanto riguarda la ricerca, tra i nuovi commissari è stata confermata la bulgara Mariya Gabriel. Dando ascolto alle critiche emerse dal mondo scientifico e accademico, la nuova Presidente ha modificato il nome del portafoglio da “Innovation and Youth” a “Innovation, Research, Culture, Education and Youth”. Tra i compiti assegnati alla Commissaria vi è ovviamente quello di “garantire un rapido accordo e la piena attuazione del futuro programma Horizon Europe”. 

 

Horizon Europe: avanti a piccoli passi 

Nonostante lo stallo politico relativo alla nuova Commissione europea e alla Brexit abbiano sicuramente rallentato il processo decisionale, le parti interessate hanno continuato a lavorare su Horizon Europe anche in questi mesi. Se da un punto di vista formale siamo infatti fermi all’accordo del 17 aprile tra Commissione, Parlamento e Consiglio europeo e il relativo testo legislativo consolidato, si possono comunque registrare piccoli passi in avanti sia su alcuni dei punti ancora in sospeso, sia sul processo di Pianificazione strategica. E’ utile ricordare come il testo consolidato comprenda già molti aspetti importanti del nuovo programma (come ad esempio gli obiettivi, la struttura in pilastri, le regole di partecipazione, i cluster tematici, le missioni e i partenariati), mentre rimangono fuori elementi trasversali su cui non è stato potuto trovare l’accordo, in particolare: 

  • budget relativo a Horizon Europe;
  • le sinergie con altri programmi europei;
  • le regole di partecipazione di paesi terzi.

Il primo fa parte dell’accordo generale sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e, sebbene le discussioni siano ancora in atto, un punto di incontro sembra ancora lontano. Le ultime discussioni vedono infatti da un lato la proposta della presidenza finlandese del Consiglio europeo che prevede un taglio al budget proposto dalla Commissione europea e dall’altra il Parlamento europeo e la stessa Commissione a difesa della proposta fatta sul bilancio UE 2021-2027. Di conseguenza, nulla è ancora deciso sul budget da assegnare a Horizon Europe: nonostante la Commissaria Gabriel stia lottando per difendere il budget previsto, la proposta del Consiglio prevede comunque un taglio netto di circa 3 miliardi di euro.

Sulle regole di partecipazione dei Paesi terzi non si hanno ancora notizie ufficiali nonostante le discussioni vadano avanti anche in attesa della risoluzione della Brexit. C’è invece da registrare la posizione ufficiale del Consiglio europeo sul tema sinergie: gli Stati membri europei hanno raggiunto un accordo sulle possibili sinergie, in termini di obiettivi comuni perseguibili, tra Horizon Europe e altri 14 programmi europei nel periodo 2021-2027. Sul tema ora dovrà esprimersi il nuovo Parlamento europeo.

Oltre ai tre punti rimasti fuori dall’accordo, passi in avanti sono da registrare anche per quanto riguarda la Pianificazione strategica (Strategic Planning), ovvero il processo che porterà alla definizione - tra le altre cose - del Piano Strategico (Strategic Plan) 2021 - 2024 di Horizon Europe contenente, tra le altre cose, i prossimi programmi di lavoro (Work Programme) e quindi i primi bandi di finanziamento.

Per quanto riguarda il Piano Strategico, la Commissione europea sta terminando il percorso di co-design implementato analizzando i risultati della seconda consultazione online dedicata. Il documento alla base della consultazione è la seconda versione del Piano Strategico che tiene conto dei risultati della prima consultazione online (6.806 risposte ricevute), degli input arrivati durante i Research & Innovation Days di settembre (con oltre 4.000 stakeholders coinvolti) e degli orientamenti politici della nuova Commissione europea. Il Comitato che sta coordinando i lavori prevede di pubblicare la versione definitiva del Piano Strategico nei primi mesi del nuovo anno, in modo da avere poi il tempo necessario per concentrarsi sulla stesura dei primi bandi di Horizon Europe.

Rispetto, invece, alla Strategia di implementazione, che punta a definire alcuni importanti aspetti gestionali di Horizon Europe, la Commissione ha elaborato le oltre 1.500 risposte raccolte alla consultazione online e pubblicato un report che sintetizza i feedback ricevuti. Anche in questo caso il Comitato punta a pubblicare la versione definitiva entro la primavera 2020.

Lavori in corso anche sulle Missions, su cui i cinque board creati dalla Commissione europea stanno ancora lavorando alla definizione delle singole missioni da implementare, e sui Partenariati, dove si sta ancora discutendo sulla proposta di razionalizzazione fatta dalla Commissione europea. Altro capitolo ancora in discussione è il nuovo EIT 2021-2027, su cui Parlamento e Consiglio europeo devono ancora esprimere la propria opinione ufficiale sulla proposta della Commissione europea

 

Get Brexit Done

E’ inutile negare che uno, se non il maggiore, dei grandi punti interrogativi sul futuro di Horizon Europe è legato alla Brexit. Se infatti nella storia dei vari programmi quadro europei dedicati a ricerca e innovazione vi sono sempre stati dei momenti negoziali tra Commissione europea e Stati membri sul budget da allocare al futuro programma, non era mai capitato una situazione di incertezza legata all’uscita dell’Unione europea di uno dei maggiori contributori netti.

Dopo il referendum del 26 giugno 2016 che ha sancito la volontà del popolo inglese di uscire dall’Unione europea, le elezioni nel Regno Unito del 12 dicembre scorso hanno segnato una svolta importante nel processo legato alla Brexit. Le urne hanno infatti ribadito la volontà di uscire dall’Europa, consegnando una netta maggioranza ai conservatori di Boris Johnson che hanno basato la propria campagna elettorale sullo slogan Get Brexit Done e sulla promessa di portare a termine velocemente l’uscita dall’Unione europea. Al di là dello slogan elettorale e dell’avvicinarsi della scadenza dell’ultima proroga concessa dall’Unione europea (31 gennaio), non sono però ancora chiare le modalità di uscita e soprattutto le future modalità di cooperazione tra Unione europea e Regno Unito.

Se infatti il Parlamento europeo ha confermato i fondi per il 2020 ai partner del Regno Unito coinvolti in progetti e il governo inglese ha già preparato le contromisure da adottare per finanziare i progetti Horizon 2020 attualmente in corso in caso di mancato accordo con l’UE, rimane ancora da sciogliere il nodo relativo alla futura partecipazione inglese ai bandi di Horizon Europe. Ad oggi è impensabile immaginare una non partecipazione di enti di ricerca e imprese così prestigiosi, ma le voci di uno scenario no-deal si fanno in queste ore sempre più forti e occorrerà dunque attendere l’evoluzione e l’esito finale della Brexit per capire le eventuali modalità di partecipazione del Regno Unito.

Articolo a cura della redazione FIRST

Area
Unione Europea
Quadro di finanziamento