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L’analisi intermedia di Horizon Europe mostra segnali incoraggianti per il meccanismo Widening, pensato per ridurre il divario nella ricerca e innovazione tra i Paesi dell’UE. Nei primi tre anni del programma, i 15 Paesi Widening hanno ricevuto il 14% dei fondi, rispetto al 9% registrato in Horizon 2020, e sono stati coinvolti nel 58% dei progetti collaborativi, contro il 47% precedente.

Nonostante i dati positivi, gli esperti avvertono che la strada per una vera convergenza è ancora lunga. I Paesi Widening più competitivi continuano ad attrarre la maggior parte dei finanziamenti, lasciando agli altri una quota ridotta. Le disparità sono particolarmente evidenti nella partecipazione a iniziative di punta come quelle dello European Research Council (ERC), dell’European Innovation Council (EIC) e delle Infrastrutture di Ricerca (RI).

I risultati dell’analisi sembrano rafforzare l’idea di mantenere — e forse ampliare — le misure Widening nel prossimo Programma Quadro FP10. Alcune proposte puntano alla creazione di un pilastro autonomo dedicato, separato dagli strumenti di riforma dello Spazio europeo della ricerca, per garantire un supporto mirato e continuo.

Tuttavia, esiste anche un’opinione critica, secondo cui strumenti separati potrebbero rischiare di marginalizzare i Paesi Widening, distogliendo l’attenzione dall’accesso equo a tutte le opportunità offerte dal programma quadro.

Resta quindi centrale il dibattito su come garantire pari condizioni di accesso e rafforzare in modo sistemico la capacità di ricerca e innovazione in tutta l’Unione.