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Un recente studio ha evidenziato le preoccupazioni dei paesi associati a Horizon Europe riguardo alla trasparenza della Commissione europea, ai termini finanziari e alle limitazioni nell’accesso ai bandi.

I paesi associati a Horizon Europe, tra cui Norvegia, Svizzera e Turchia, così come nuove adesioni più distanti geograficamente come Nuova Zelanda, Canada e Corea del Sud, stanno contribuendo con una quota significativa, pari al 20-30% del budget complessivo del programma. Tuttavia, nonostante il ruolo crescente, questi paesi lamentano un’influenza limitata nella definizione delle priorità del programma e nelle negoziazioni dei nuovi bandi di ricerca.

Attualmente, i paesi associati non dispongono di un voto formale nella stesura dei programmi di lavoro che contengono le call per i progetti di ricerca, né possono influenzare direttamente la definizione del prossimo Framework Programme, previsto per il 2028. Tuttavia, possono partecipare ai dibattiti e fornire suggerimenti, un aspetto considerato insufficiente da molti governi e istituzioni di ricerca coinvolti.

Uno degli aspetti più controversi riguarda la trasparenza nelle trattative con la Commissione europea: alcuni paesi segnalano difficoltà nel comprendere i criteri con cui vengono calcolate le quote di partecipazione. La mancanza di un tetto massimo di spesa è vista come un rischio significativo, poiché l’eventuale successo dei ricercatori nel programma potrebbe tradursi in un impegno finanziario imprevedibile per il paese. Alcuni governi hanno espresso perplessità sul dover garantire fondi senza una chiara previsione dei costi.

Nonostante le difficoltà, l’attrattività di Horizon Europe rimane elevata. Molti paesi considerano il programma un'opportunità per collaborare su sfide globali e accedere a reti di ricerca di eccellenza. Tuttavia, la richiesta di maggiore equità e trasparenza nei negoziati sta diventando sempre più forte, con i paesi associati che cercano di confrontarsi tra loro per ottenere condizioni più favorevoli.

Mentre nuovi candidati all’associazione, come Singapore, Giappone ed Egitto, si preparano a entrare nel programma, la Commissione sarà chiamata a rivedere il proprio approccio per garantire un accesso più equo e trasparente, evitando che le attuali criticità compromettano il valore della cooperazione internazionale nella ricerca.