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L’analisi intermedia di Horizon Europe, pubblicata dalla Commissione europea il 30 aprile, ha sollevato critiche nel mondo accademico. Bruxelles sottolinea che ogni euro investito nel programma potrebbe generare fino a 11 euro di PIL entro il 2045, ma le università osservano che il 70% delle proposte di alta qualità non viene finanziato, segnalando una mancanza di ambizione.
Secondo l’Associazione delle Università Europee, questa situazione rappresenta uno spreco di talenti e risorse e un’occasione persa per la competitività dell’UE. Anche Science Europe avverte che focalizzarsi solo su ritorni economici a breve termine rischia di marginalizzare la ricerca di base, che può generare innovazioni cruciali nel lungo periodo.
La Lega delle Università Europee di Ricerca lamenta l’assenza di riferimenti al ruolo essenziale di strumenti come l’European Research Council, l’European Innovation Council e le azioni Marie Skłodowska-Curie, che potrebbero essere ridimensionati in favore di una programmazione più orientata.
Mentre accademici ed eurodeputati chiedono per il prossimo Programma Quadro (FP10) un budget vincolato di almeno 200 miliardi di euro, la Commissione sembra invece volerlo integrare in un nuovo Fondo per la Competitività, per concentrare gli sforzi su innovazione e crescita economica.
Inoltre, sul fronte della semplificazione, la Commissione ha ottenuto una valutazione positiva per gli sforzi di rendere più accessibile il sistema di finanziamento. Tuttavia, Science Europe mette in guardia dal rischio che la semplificazione porti a un abbassamento degli standard su temi cruciali come etica, sostenibilità, parità e open science.
Infine, alcuni esperti avvertono che la complessità sta aumentando invece di diminuire, e chiedono alla Commissione un approccio più coerente e stabile, evitando l’aggiunta continua di nuove priorità e obblighi che rischiano di rallentare il sistema.