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Il COVID-19 ha portato la cooperazione nel campo della ricerca accademica e industriale a nuovi livelli, ma i ricercatori si chiedono se l'imminente recessione legata alla pandemia colpirà i budget di R&S e abbasserà la propensione alla collaborazione internazionale.

La ricerca sul COVID-19 ha al momento la precedenza sul lavoro in qualsiasi altro campo. I governi di tutto il mondo hanno introdotto restrizioni di viaggio e hanno chiuso campus e laboratori che lavorano su progetti non collegati alla pandemia. Il lockdown ha soffocato le catene di fornitura e rallentato i progetti di ricerca e sviluppo anche nelle aziende.

I ricercatori delle università e delle aziende stanno esortando i responsabili politici ad esaminare come garantire che il grave impatto a breve termine di queste misure non si traduca in danni permanenti ai centri di ricerca e innovazione europei.

A queste pressioni si aggiunge il fatto che molte università in Europa si trovano a dover interrompere il flusso di studenti provenienti dalla Cina e dall'India

Si teme che l'inevitabile recessione post-pandemica abbia conseguenze sugli accordi universitari con le aziende. Sarà più difficile per gli studenti trovare un posto nell'industria o creare progetti di ricerca e sviluppo congiunti con le aziende.

Una recessione potrebbe costringere le aziende ad alta tecnologia a ripensare le loro strategie, tagliando i dipartimenti di ricerca e sviluppo. 

Per mitigare i danni sia a breve che a lungo termine della crisi, è richiesto l'intervento dei governi per rafforzare il loro impegno a finanziare gli ecosistemi innovativi. Un finanziamento sicuro aiuterebbe i ricercatori degli istituti finanziati con fondi pubblici a continuare i progetti di collaborazione con le grandi aziende. 

La resilienza degli ecosistemi dell'innovazione in Europa dipende dagli impegni finanziari che i governi sono disposti ad assumersi in tempi di crisi.

Area
Unione Europea
Quadro di finanziamento