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    Commissione europea
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La Commissione europea ha pubblicato i risultati dell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI) 2022, che rileva i progressi compiuti negli Stati membri in ambito digitale.

Dai dati emerge come Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia pur rimanendo paesi all'avanguardia dell'UE, presentano anch’essi dei deficit per quanto riguarda la digitalizzazione, in particolar modo per ciò che concerne la diffusione di IA e big data (al di sotto del 30% e lontana dall'obiettivo del decennio digitale per il 2030).

Si presenta però anche una tendenza generale positiva alla convergenza: il livello di digitalizzazione dell'UE continua a migliorare e gli Stati membri partiti dai livelli più bassi crescono a un ritmo più rapido recuperando terreno a poco a poco. Nello specifico, l'Italia, la Polonia e la Grecia hanno migliorato di molto i loro punteggi DESI negli ultimi cinque anni.

Resta preoccupante il dato che solo il 54% degli europei di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base, come anche il fatto l'utilizzo dell'IA e dei big data da parte delle imprese si attesta, rispettivamente, solo all'8% e al 14% (a fronte dell'obiettivo del 75% entro il 2030).

Lo studio segnala infine che nel 2021 la connettività Gigabit in Europa ha avuto un ulteriore incremento. La copertura delle reti che collegano gli edifici con fibra ottica ha raggiunto il 50% dei nuclei familiari, portando al 70% la copertura globale della rete fissa ad altissima capacità (l’obiettivo per il 2030 è del 100%).

Per fronteggiare la situazione l'UE ha stanziato ingenti risorse a sostegno della digitalizzazione: 127 miliardi di euro sono destinati alle riforme e agli investimenti connessi al digitale nei 25 piani nazionali per la ripresa e la resilienza approvati finora dal Consiglio. Inoltre, gli Stati membri hanno destinato in media il 26% della dotazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) alla trasformazione digitale, superando la soglia obbligatoria del 20%.