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La proposta della Commissione

Il 29 maggio 2018, la Commissione europea ha adottato diverse proposte volte a definire l'architettura della politica di coesione dell'UE per il periodo di programmazione successivo al 2020, vale a dire la principale politica di investimenti dell'UE.

Il pacchetto comprende una proposta per la nuova generazione di programmi di cooperazione territoriale europea (CTE), comunemente denominata "Interreg".

Il regolamento propone modifiche significative all'attuale architettura, con la riformulazione dei tre tradizionali elementi di cooperazione (transfrontaliera, transnazionale e interregionale) e la creazione di due nuove componenti, una dedicata alle regioni ultraperiferiche, l'altra alla cooperazione interregionale sull'innovazione, ovvero la Componente 5. Questa rappresenta la vera novità nella proposta della Commissione e consiste in un puro programma di investimenti incentrato unicamente su questioni connesse all'innovazione, gestite direttamente dalla Commissione.
In sintesi, nel progetto di regolamento CTE attuale, il programma Interreg Europe viene interrotto. Invece, la Commissione propone di integrare la cooperazione interregionale negli investimenti per i posti di lavoro e i programmi di crescita.

La Componente 5 si ispira largamente al successo dell'iniziativa Vanguard e all'azione pilota del periodo 2014-2020 sui partenariati interregionali per l'innovazione. Fra i suoi obiettivi, vi è quello di supportare le collaborazioni che si stanno costruendo nei partenariati tematici della piattaforma S3. L'iniziativa mira, infatti, a incoraggiare investimenti vicini al mercato che coinvolgono prodotti e servizi innovativi attraverso l'implementazione di nuove tecnologie o processi, all'interno di catene di valore europee in settori prioritari. In particolare, si tratta di sostegno finanziario alla collaborazione tra ricercatori, imprese e altri attori dell'innovazione (come i cluster), la società civile e le amministrazioni pubbliche con sede nelle regioni europee con strategie di specializzazione intelligente corrispondenti che, insieme, riuniranno i principali attori all'interno di una data catena del valore. La componente è complementare a quelle già esistenti e integra i programmi operativi del FESR, modernizza la politica dell'UE e costituisce un logico passo successivo nella collaborazione interregionale.

Alcune altre modifiche sono date dal passaggio dagli 11 "obiettivi tematici” del periodo di programmazione 2014-2020 alla concentrazione delle risorse su 5 obiettivi strategici:

  • un'Europa più intelligente, mediante l'innovazione, la digitalizzazione, la trasformazione economica e il sostegno alle piccole imprese;
  • un'Europa più verde e priva di emissioni di carbonio, grazie all'attuazione dell'accordo di Parigi e agli investimenti nella transizione energetica, nelle energie rinnovabili e nella lotta contro i cambiamenti climatici
  • un'Europa più connessa, dotata di reti di trasporto e digitali strategiche
  • un'Europa più sociale, che raggiunga risultati concreti riguardo al pilastro europeo dei diritti sociali e sostenga l'occupazione di qualità, l'istruzione, le competenze professionali, l'inclusione sociale e un equo accesso alla sanità
  • un'Europa più vicina ai cittadini, che sostenga strategie di sviluppo gestite a livello locale e uno sviluppo urbano sostenibile in tutta l'UE.

La “concentrazione tematica”, ossia la ripartizione delle risorse sugli obiettivi politici, non avverrà più a livello regionale, bensì a livello nazionale. Un'altra importante novità, infine, è l'integrazione della cooperazione con paesi diversi dagli Stati membri dell'UE. La proposta è all'esame simultaneamente del Consiglio e del Parlamento europeo dove responsabile per il dossier è la commissione per lo sviluppo regionale (REGI).

Un altro aspetto importante che riguarda la proposta per la nuova CTE è dato da un’ulteriore semplificazione. Infatti, per le imprese e gli imprenditori che beneficiano del sostegno dell’UE, il nuovo quadro offre meno burocrazia, con modalità agevolate per le domande di pagamento e opzioni semplificate in materia di costi. Al fine di favorire le sinergie, i sette fondi dell’UE attuati in collaborazione con gli Stati membri (“gestione concorrente”) sono ora disciplinati da un corpus unico di norme. La Commissione propone, inoltre, di alleggerire i controlli per i programmi che hanno registrato buoni risultati, facendo maggiore affidamento sui sistemi nazionali ed estendendo il principio “dell’audit unico” al fine di evitare la duplicazione dei controlli.

Il parere degli stakeholder

Le proposte relative alla politica di coesione dopo il 2020 prevedono, per quanto riguarda le risorse, una diminuzione del bilancio destinato alla Cooperazione Territoriale. La quota della CTE scenderebbe, infatti, dall’attuale 2,75% al 2,5% delle risorse globali disponibili per i fondi della politica di coesione per l'intero periodo.

Di conseguenza, ad oggi, le reazioni di alcuni stakeholders non sono state del tutto positive riguardo la proposta della Commissione.

Ad esempio, la Cohesion Alliance, una coalizione a livello UE che spinge per una politica di coesione forte post 2020, lanciata lo scorso anno dal Comitato europeo delle regioni insieme alle principali associazioni europee di regioni e città, ha espresso preoccupazione generale sui tagli proposti ai fondi regionali e sui rischi di centralizzare la politica di coesione. In una nota sul futuro di Interreg, la Conferenza delle regioni marittime periferiche (CRPM) ha espresso una prima reazione alla proposta di ETC, rammaricandosi per la diminuzione del bilancio relativo e ha avvertito che la riduzione dei tassi di cofinanziamento dell'UE, che passa dall’85% al 75%, sarebbe particolarmente dannosa per i soggetti più piccoli. Inoltre, la CRPM ha accolto con favore la possibilità di cooperazione tra le regioni ultraperiferiche e rafforzamento della cooperazione interregionale sull'innovazione, ma sollevando questioni relative alle modalità di gestione suggerite per entrambe le componenti.

Anche sul sito di Interreg Europe viene espresso un certo disappunto rispetto alla proposta della Commissione. Si riporta infatti che qualora il progetto di regolamento CTE dovesse essere approvato nella forma proposta, “i progetti di cooperazione dal basso verso l'alto come attualmente sostenuto da Interreg Europe non esisteranno più”.

Infine, rispetto all’Italia, anche la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome segnala alcune criticità nella proposta. In primis, quella relativa alla riduzione della percentuale di risorse complessivamente assegnate alla CTE e l’applicazione dei criteri di assegnazione delle risorse per Stato membro, che potrebbero produrre un probabile taglio netto di allocazioni finanziarie FESR per l’Italia di ben il 40% rispetto all’attuale periodo di programmazione 2014-2020.

A fronte di queste posizioni, anche il Parlamento europeo si è recentemente espresso per un aumento di fondi all’interno della proposta dedicata alla cooperazione territoriale europea, raccomandando lo stanziamento di ulteriori 2,73 miliardi di euro, per un totale di 11,16 miliardi di euro. Nel dettaglio gli eurodeputati raccomandano di destinare la maggior parte delle risorse alla cooperazione transfrontaliera (7,5 miliardi di euro), seguita dalla cooperazione transnazionale (1,97 miliardi di euro). Gli europarlamentari chiedono anche di incentivare la partecipazione delle PMI ai progetti di cooperazione, riducendo le barriere amministrative e semplificando l’accesso ai fondi UE.

In vista del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018, al fine di incoraggiare un parere veloce e favorevole nei confronti della sua proposta di bilancio, la Commissione ha fatto il punto sui progressi incoraggianti compiuti finora nei negoziati. Rispetto alla CTE, in particolare, ha sottolineato come l’approvazione del bilancio in tempi rapidi, consentirebbe a 100.000 progetti di Politica di Coesione di cominciare nei tempi previsti.